Tullio Garbari (Pergine Valsugana, 14 agosto 1892-Parigi, 8 ottobre 1931) è stato un pittore italiano.
Nasce nel 1892 a Pergine Valsugana in Trentino, al tempo parte dell'Impero Austroungarico, da Ubaldino e Adelgunda Toller. Negli anni 1903-1908 frequenta la Scuola Reale Elisabettina di Rovereto, ad indirizzo tecnico. Del primo periodo sono i primi acquerelli.
Nell'autunno del 1908 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove conosce i giovani pittori dell' avanguardia, che come lui sono insofferenti verso la pittura accademica, noti poi come Ribelli di Ca' Pesaro: Umberto Boccioni, Teodoro Wolf Ferrari, Felice Casorati, Gino Rossi, Arturo Martini, Umberto Moggioli. Questo è un periodo di intenso studio e di lavoro con alcune tra le più importanti riviste di avanguardia. Nel 1910 partecipa alla mostra di Ca' Pesaro, per la quale è incaricato di preparare il manifesto.
Nel 1911 espone un dipinto alla prima Mostra Internazionale d'Arte di Valle Giulia a Roma. Nello stesso anno partecipa alla fondazione de "La Voce trentina" e frequenta gli ambienti de "La Voce" di Giuseppe Prezzolini; tenta anche di trasformare "La Voce trentina" in un' edizione integrale-speciale di quella fiorentina, ma deve rinunciare per la difficoltà ideologico-politiche e soprattutto economiche.
La sua prima mostra personale a Trento ha luogo nel 1912 nella sala della Filarmonica. Il 31 luglio dello stesso anno muore suo padre; il suo dolore si manifesta in una delle poesie più belle. Del 1913 è la sua seconda personale a Ca' Pesaro. Anche per questa mostra disegna il manifesto.
Nell'agosto del 1914, per non essere chiamato a prestare servizio nell'esercito austro-ungarico, passa la frontiera clandestinamente come i fratelli e si reca a Milano.
Nel maggio 1915 si arruola nell'esercito italiano, ma viene dichiarato non idoneo e congedato dopo neppure due mesi di servizio militare a Verona. Per questo motivo è costretto a rimanere a Milano per tutta la durata della guerra. In questo periodo soffre per la solitudine e le traversie della famiglia (la madre e le sorelle confinate ad Haslach in Austria, un fratello morto ed uno ferito al fronte). La sua vita in questo periodo è testimoniata dalle lettere con i fratelli Ezio e Mario, ufficiali degli alpini, documenti conservati nell'archivio Garbari di Pergine. Frequenta gli ambienti culturali milanesi e dipinge il quadro Intellettuali al caffè (Milano, 1916). I dipinti di questo periodo sono spesso incentrati su temi ispirati ai ricordi trentini. Espone con Carrà alla galleria Chini nel 1917. Subito dopo rallenta la sua attività di pittore.
Nel gennaio 1919, dopo la fine della guerra, torna a Pergine e si riunisce alla famiglia.
Gli anni dal 1919 al 1927 sono dedicati alla lettura e ad una intensa attività di studio: impara le lingue antiche (il greco, il latino, l'ebraico, il sanscrito) ed il francese, Traduce il De Architectura di Vitruvio e compie ricerche filologiche. Approfondisce lo studio della poesia medievale e si interessa di musica, anatomia e mineralogia. In questo periodo si dedica anche alla poesia, con una vasta produzione rimasta per molti anni inedita. Nel 1921 scrive una biografia di Giovanni Segantini.
Nello stesso anno partecipa con durezza ai dibattiti sulla provincia trentina appena annessa all'Italia. Sostiene l'italianità , ma senza fanatismi nazionalistici. Nel 1924 si trasferisce a Trento, dove soffre la povertà . Da quest'anno si riaccosta gradualmente alla pittura. Viene invitato ad unirsi al movimento del Novecento, ma la partecipazione lo convince della sua estraneità a quella che è diventata quasi l'arte ufficiale del fascismo.
Progetta con Carlo Belli una scuola di pittura collegata al santuario di Piné e agli ex voto contenuti, dimostrando così il suo interesse all'arte popolare. Studia Maritain e medita su molte sue opere. Alcuni critici classificano le opere di quegli anni come "naïf", ma questa definizione è smentita dal percorso culturale, dalla tecnica pittorica, dalle frequentazioni e dalla conoscenza filosofica. Nel 1927 riprendea dipingere a pieno ritmo, indirizzandosi verso una pittura del tutto autonoma rispetto ai movimenti artistici coevi.
In quell'anno espone a Milano, Amburgo, Berlino, l'Aia, Amsterdam e nel gennaio 1928 a Lipsia. Dipinge molte scene di vita contadina e popolare. Nel 1928 partecipa alla XVI Biennale di Venezia e alla prima mostra di arte trentina. Dipinge da quell'anno molti quadri di carattere sacro e popolare. Nel 1929 espone al Circolo Sociale di Trento.
L'anno successivo espone a Milano alla Galleria Bardi e nel 1931 alla Quadriennale di Roma, alla Galleria del Milione diretta da Edoardo Persico. In questo periodo nascono le grandi opere di tema religioso tra le quali Cantico dei Cantici, Orantis Imago e altre opere famose, come Allegoria della famiglia retica, Paesaggio a Sera, Johanna, La Primavera. Nel 1930 esegue una serie di litografie pubblicate dall' "Anonima Editrice Arte", per l'anno vergiliano recensite da Edoardo Persico su "La Casa Bella". Nel marzo 1931, riconosciuto tra gli autori della nuova pittura europea contemporanea, parte per Parigi, spinto dal sogno di incontrare Maritain. Qui lo raggiunge Dino Garrone, incontrato l'anno prima e frequenta Gino Severini, con il quale condivide posizioni artistiche e filosofiche. Espone alla Galérie de la Renaissance.
Lavora con assiduità fino alla morte, avvenuta improvvisamente l'8 ottobre 1931.
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