Gilberto Zorio (Andorno Micca, 21 settembre 1944) è uno scultore italiano, tra i principali esponenti dell'arte povera italiana.
La sua prima esposizione è del 1963, nella Piccola Galleria d'arte moderna di Torino. La sua prima personale si tiene nel 1969, a Pargi presso la Galleria Ileana Sonnabend. Partecipa alle Biennali di Venezia del 1978, 1980 e nel 1986 sempre con sala personale.
Autore di sculture geometriche, in particolare di forma stellare, negli anni Ottanta introduce nelle sue opere una ricerca sulla luce e sull'energia, tramite fonti di illuminazione e reazioni chimiche in corso.
Numerose sono state le esposizioni monografiche di cui è stato protagonista, tra cui quella al Centre Georges Pompidou (1986), al Museo dell'arte di Tel Aviv (1987), alle Università di Filadelfia (1988) e di Berkeley (1992); 2000, Galerie Guy Bärtschi, Ginevra; 2001, Dia Art Foundation: Chelsea, New York, NY, Tate Modern, Londra; 2002, Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington; Walker Art Center Minneapolis; Museum of Contemporary Art Sydney; MOCA THE GEFFEN CONTEMPORARY Los Angeles; 2005 ZKM | Museum für Neue Kunst & Medienmuseum, Karlsruhe, Fondazione Arnaldo Pomodoro Milano, sempre nel 2005 alla Kunst- und Ausstellungshalle der Bundesrepubilk Deutschland Bonn. Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972 Tate Modern, London, al MAMbo di Bologna (2009); 2011 Una grande mostra - evento per raccontare l'Arte Povera a cura di Germano Celant che a partire da settembre si svolge contemporaneamente, fino ad aprile 2012, in diverse e importanti istituzioni museali e culturali italiane, a Bari, Bologna, Milano, Napoli, Roma, Torino, Bergamo.
A partire dal 7 ottobre 2011 fino all'8 gennaio 2012 il MAXXI presenta Omaggio all'Arte Povera con due grandi installazioni di Jannis Kounellis e di Gilberto Zorio.
Nel 2013 partecipa alla LV Biennale di Venezia, le sue opere sono esposte nel Padiglione della Repubblica di Cuba insieme a quelle di H.H. Lim, Francesca Leone, Hermann Nitsch, nella mostra La perversione della Classicità : anarchia delle narrazioni.
Elementi ricorrenti delle sue opere sono le stelle, le lance, le pelli di animale. Filo incandescente (1970), giavellotto (1971), raggio laser (1975) sono i vettori d'energia che costruiscono di volta in volta la forma stellare. Vasi, bacinelle e crogioli, come Alambicchi di vetro e di piombo costituiscono alchemici processi di trasformazione. Non c'è però mai la metafora, il rimando a qualcos'altro: a Zorio dell'immagine interessa la forza, non il valore simbolico, dei materiali, anche i più comuni, la possibilità di combinazione che genera positive conflittualità ed energetiche tensioni.
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