Il dipinto riporta la dedica dell'artista alla nipote Elsa. Si tratta del disegno da cui poi Beraldini eseguirà l'acquaforte speculare
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Ettore Beraldini è tra i più interessanti giovani artisti attivi a Verona del primo Novecento. Il suo debutto alle grandi esposizioni d’arte avviene nel 1912, quando espone alla Biennale di Venezia, punto di partenza nel suo percorso artistico.
Il tema della vecchiaia torna con frequenza nell’opera di Beraldini, soprattutto in alcuni dipinti esposti nelle precedenti edizioni della Biennale come La madre del pazzo del 1923 e Tempesta del 1926.
Le curiose scelte iconografiche, unitamente alla resa pittorica salda e all’attenzione rivolta al disegno, suggeriscono una profonda conoscenza da parte di Beraldini dell’arte tedesca. Più in generale, della produzione secessionista del primo Novecento tra Monaco, Vienna e Berlino, con particolare attenzione alle atmosfere tipiche della pittura di Ferdinand Hodler.
Fa parte del gruppo di Casorati, Trentini e Zancolli e espone i suoi dipinti in diverse edizioni della Biennale di Venezia.
Nel 1921 si classifica al 1° posto alla Quadriennale di Torino con l’opera I filosofi e vince il Premio Fumagalli a Brera con Le pazze e partecipa alla prima mostra della Biennale di Napoli con il dipinto Giorno di Visita.
Nel 1931, i suoi dipinti sono esposti a Parigi all’Esposizione della Gravità e della Medaglia Italiana Contemporanea. Nel 1934 viene premiato dall’Accademia d’Italia per le 12 incisioni I bronzi di San Zeno.
Muore a Verona nel 1965.
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