Giuseppe Zancolli (nasce a Verona il 12 novembre 1888), coetaneo dei pittori del “gruppo veronese”: Farina, Vitturi, Zamboni, Pigato - quindi con loro da accompagnare - dimostra con la sua pittura accademica dell'anti-accademia dei Felice Casorati e dei Guido Trentini, dei Beraldini e degli Stringa la sostanziale, radicale, reale novità dei giovani del "gruppo veronese". E' una reale novità che può far piacere o non piacere: ma un fatto mi sembra non contestabile: è novità di livello nazionale che si affianca a quanto altri giovani artisti stavano ricercando e realizzando a Torino, Bologna, Milano, Roma e le Biennali veneziane facevano vedere a tutto il mondo.
Avevano dunque ragione Gino Fogolari sulla "Gazzetta di Venezia" dell'ottobre 1932 e Giuseppe Marchiori sul "Corriere Padano" dell'8 giugno 1933 a richiamare l'attenzione del pubblico e della critica su questi «maestri severi, nuovi costruttivi, esemplari, forse i più forti in Italia oggi nel paesaggio, quali sono: il Farina, il Vitturi, il Pigato e gli altri lottatori che stentano la vita per essere fedeli al loro austero credo di verità». E fra gli altri “lottatori” Zancolli è in prima linea.
Il confronto fra questi ardimentosi giovani artisti veronesi ci manifesta quanto Zancolli sia "antico" rispetto alla, a volte timida, a volte balbettante, modernità di Vitturi e di Farina; quanto, alla fin fine, chiuda un' epoca più che aprirne una nuova. Nel dipinto La triade e la modella del 1912 Zancolli si accosta e si accompagna senza sforzo al migliore Casorati, ma anche a Springolo, Moggioli e Cavaglieri: cioè alla più significativa e moderna pittura italiana d’inizio secolo, che ha saputo superare le stanche accademie ottocentesche, confrontandosi con le novità che la Biennale di Venezia ogni due anni offriva.
Anche per Zancolli la stagione continua, forse con qualche stanchezza, ma con ancora risultati splendidi come in un altro olio su tavola: Colazione in giardino del 1921 o nelle riprese francesizzanti alla Fragonard (come l’amico Pio Semeghini): Il cavalier servente del 1928.
Allievo di Alfredo Savini, attivo artista innovatore degli insegnamenti alla Cignaroli, Zancolli a soli 24 anni, passa la severa giuria di accettazione della Biennale di Venezia del 1912 ed espone l’olio già ricordato La triade e la modella e La signorina maldicenza e maggior successo ottiene nella successiva Biennale con il quadro Boème in bonis (oggi ricomposto).
La sua prima personale possiamo considerarla nella partecipazione alla Esposizione Cispadana di Belle Arti degli artisti soldati e congedati tenutasi alla Gran Guardia dal 24 maggio al 24 giugno 1919: Zancolli espone ben 23 opere fra olii, acquerelli e disegni. Il successo (anche di vendite) gli apre le porte alla terza Biennale di Venezia, dove una giuria accetta solo il 24% dei richiedenti. Zancolli espone Le zitelle e, soprattutto, può studiare dal vivo artisti che sono e saranno per lui punti di confronto e di riferimento: Plinio Nomellini, Umberto Moggioli, Antonio Mancini e i francesi Signac e Cézanne.
È ormai artista affermato e viene chiamato a far parte della giuria di accettazione per la “XXXVII Esposizione d’Arte della Società Belle Arti di Verona”, per il sesto centenario della morte di Dante. L’anno seguente è presente ad un’altra prestigiosa rassegna nazionale La Fiorentina Primaverile.
Ancora un successo l’accettazione alla XIV Biennale di Venezia del 1924: 628 artisti richiedenti, 197 accettati. Zancolli espone nella sala 16 non il numero 16: Preparativi e si firma Zan Pino. Con lui gli altri pittori veronesi: Pigato, Farina, Vitturi Zamboni.
Accanto alle tele e alle tavole ad olio o a tempera, bisogna ricordare il lavoro di freschista eseguito soprattutto negli anni Trenta: Chiesa di Santa Toscana e Casa Boggian in Verona; la chiesa di Santa Maria in Stelle e le chiese di San Martino di Castrozza e Vittorio Veneto. Giuseppe Zancolli muore il 12 novembre 1965, lo stesso giorno della nascita, a 77 anni.
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